La Storia - Testimonianze Archeologiche
Gli scavi
Le prime scoperte archeologiche nel territorio del Comune di Ramacca risalgono al dopoguerra. Fu Vincenzo Tusa che per primo nel 1946 esegui i primi saggi di scavo nell'area di una necropoli greca del primo ellenismo (seconda metà del IV secolo a.C.) presso Libertinia.
Passeranno venticinque anni prima di giungere agli scavi del villaggio preistorico di Torricella, avvenuti tra il 1970 e il 1971. Le campagne di scavo hanno assunto una certa periodicità solo recentemente, nel 1978 si è scavato nella villa romana di Castellito e nel centro arcaico della Montagna e sempre alla montagna si è continuato a scavare dal 1981 al 2000 con l'apporto finanziario dell'Amministrazione Comunale.
Nel 1984 e nel 1985 hanno avuto inizio anche alcuni saggi condotti dall'Istituto Italiano di Presistoria e Protostoria di Firenze nel giacimento paleolitico di perriere Sottano.
Guida alle strutture visitabili
I saggi di scavo condotti nel villaggio preistorico di C/da Torricella, nella Villa Romana di C/da Castellito sono stati ricoperti per motivi di tutela e quelli eseguiti negli anni 1981/82,1984-85 e 1997 sulla montagna sono stati devastati da ignoti vandali. Questo centro sorgeva nella parte culminante di un'altura che costituisce con i suoi 560 m. s.l.m., il principale rilievo di un gruppo di colline che delimita i margini occidentali della Piana di Catania.
L'abitato era circondato ad Est, Ovest e Nord dalle necropoli in cui sono oggi visibili accanto alle tombe a camera ipogenica, di tipo indigeno, anche tombe a fossa di tipo greco. Le tombe più monumentali si trovano nella necropoli ovest: la "Tomba del Timpano", che si trova lungo la valletta principale della necropoli, così detta per un elegante frontone triangolare che ne orna il prospetto, segno dell'alto grado di ellenizzazione raggiunto dal suo proprietario e la grande tomba con anticella a camera con soffitto a doppio spiovente, imitante il tetto delle case, che si apre sul versante Nord di una bassa collinetta. Alla sommità di questa si trova un piccolo santuario rupestre dedicato a Demetra e Kore, dee greche della fecondità ma anche della vita ultraterrena, che notevole favore incontrarono anche tra le popolazioni indigene.
Lasciando la città dei morti e salendo a quella che fu la città dei vivi, disposti su piani degradanti sulle pendici, troviamo nel piano superiore, quasi ai piedi dell'acropoli, i resti della casa "RM", oggi ricoperta, databile tra la seconda metà del VI e gli inizi del IV sec. A. C. Si tratta di una struttura in muratura a secco, di pianta quasi quadrata divisa in due piani da un tramezzo aggiunto successivamente. Le principali attività si dovevano svolgere nell'ambiente a Sud, dove si rinvenne del vasellame da mensa, contenitori atti alla conservazione di grandi quantità di liquidi e derrate alimentari oltre ad attrezzi da lavoro come una sega, e pentole per la cottura dei cibi. Qui vi era la cucina sistemata nell'angolo a nord-est. Una bassa banchina costituita da pietra disposta lungo il tramezzo era l'unico elemento di arredamento. Nel secondo ambiente furono rinvenuti soprattitto vasi per contenere derrate alimentari, tra i quali un gigantesco pathos (Grande giara) alto quasi due metri e un'anfora da trasporto di Corinto. A nord della casa vi era probabilmente una strada. Un saggio effettuato in profondità nel primo ambiente ha messo in luce tracce di una più antica capanna (tarda età del Bronzo o età del Ferro) e ad un livello inferiore uno strato appartenete forse all'antica età del Bronzo.
Procedendo verso Ovest a pochi metri dalla casa "RM" si trova un grande basamento ancora visibile, costituito da undici blocchi rozzamente squadrati e spianati nella faccia superiore che dovevano costituire parte di una imponente struttura per ora ignota. Ancora un poco più ad occidente furono scavati due grandi ambienti di pianta rettangolare allungata, probabilmente delle abitazioni, anch'esse ricoperte. All'estremità ovest di questo stesso pianoro sorgeva un singolare edificio i cui ambienti erano in parte scavati nella roccia ed in parte costruiti in elevato. Oggi rimangono solo le parti in roccia e tra gli ambienti e dentro alcuni di essi sono visibili cabalette, vaschette ed incassi che dovevano servire ad attività di trasformazione di prodotti agricoli.
Salendo sulla sommità della montagna, che in antico doveva fungere da acropoli, si trova un secondo edificio con gli ambienti in parte tagliati in roccia, di caratteristiche simili ma in dimensioni minori rispetto a quello sottostante. Poco ad Est di questo vi è un altro scavo non ancora completato. Qui sono visibili un'abitazione formata da un ambiente in parte costruito e in parte addossato alla roccia, oggi crollata, di cui si conserva la porta d'ingresso, un'abitazione interamente scavata nella roccia, ed alcune strutture murarie. Purtroppo tutte queste strutture sono state irrimediabilmente danneggiate.
Rimane ben visibile un lungo muro parallelo alla scarpata dell'acropoli è quanto resta di un tempietto arcaico distrutto in antico durante la presa della città da parte di Ippocrate di Gela e devastato da scavatori di frodo. Attraversata l'Acropoli, cosparsa qua e la di intagli in roccia si giunge sul versante settentrionale dove, in un punto di non facile accesso sul versante nord, vi sono poche tracce delle mura di fortificazione, anch'essi in parte danneggiate da improvvisati cercatori di tesori.
Dalla sommità della montagna si gode un ampio panorama e nelle giornate limpide lo sguardo spazia dal Mare Ionio all'Etna e dai Monti Iblei ad Enna.
Il Museo ... e la raccolta archeologica
Il 21 marzo 1998 è stato riaperto il Museo cittadino, dopo i lavori di restauro dei locali, l'apprestamento della nuova sala espositiva ed il recupero di un altro ambiente destinato a magazzino.
L'ampliamento degli spazi espositivi ha consentito la creazione di due nuove sezioni, una paleontologica con numerosi fossili ed una mineralogica, allestita con materiali raccolti e consegnati dai volontari del Fondo Siciliano per la Natura.
La raccolta archeologica è stata esposta nella sala principale in cinque vetrine, organizzate secondo un ordine cronologico nel modo seguente:
Vetrina 1 dal basso:
- Manufatti d'industria litica su selce e quarzarinite risalenti al Mesolitico (8.500 anni fa) e al Neolitico (VI millennio a.C.) dalle contrade Perriere Sottano, Carrubo, Albospino.
- Frammenti ceramici a decorazione impressa dello stile di Stentinello (Neolitico medio, V millennio, a.C.) da Perriere S. , Masseria Scavo ; ceramiche a decorazione dipinta dello stile Capri Megara Iblea da Perriere S. e delle facies di Diana da Vennuto.
- Frammenti ceramici dell'antica età de rame ( IV millennio a.C.) da Perriere Sottano.
Vetrina 2 dal basso:
- ceramiche sporadiche e da scavo dell'età del rame media, tarda e finale da Torricella, Palma e Perriere Sottano.
- Manufatti d'industria litica su selce, basalto e quarzarenite risalente all'antica età del Bronzo ( 2200-1500 a.C.9 da Torricella e da perriere Sottano e da C/da palma.
- Frammenti di vasellame della facies di castelluccio dagli scavi del villaggio preistorico di Torricella. Da notare soprattutto il bustino femminile che costituiva un applique di vaso.
- Frammenti ceramici della facies di Thapsos da varie località del territorio.
Vetrina 3:
- Materiali provenienti dagli scavi della casa"RM":vasellame di fabbrica greca,indigena e coloniale del VII - VI sec. A. C. e frammenti di utensili in ferro.
Vetrina 4:
- Materiali sporadici e da scavo dalla Montagna di Ramacca: oggetti di vita quotidiana (macine in pietra lavica , pesi fittili da telaio, pentalo da fuoco, anfore da trasporto), ceramica attica a figure nere ed a figure rosse, oggetti in piombo ed in bronzo di uso bellico, corredi da una tomba a camera d'età arcaica dalla necropoli Est della Montagna.
Vetrina 5
- I culti e le divinità della città della Montagna: statuette votive di Demetra e Kore dal santuario rupestre, antefisse gorgoniche, bracciale in bronzo configurato a serpente.
- Frammenti ceramici d'età arcaica, classica ed ellenistica dalle C/de S. Maria, Torricella, Fastucheria, Mendolito, Vannuto.
- Materiali d'età romano-imperiale da S. Maria Torricella , Fastucheria, Castellito, Ventrelli -Cozzo Saitano, Casino Giglio. Da notare l'epigrafe sepolcrale di Abdalas, schiavo di Domizia Longina.
- Frammenti ceramici d'età medioevale ed una statua fittile d'età moderna da S.Maria ,. Torricella, casale le Cisterne, Vallone Gelso, Raso e Conventazzo. L'apparato didascalico è in fase di completamento.
Il museo svolge, inoltre, un'intensa attività scientifica e didattica grazie soprattutto ad un'equipe di studiosi e studenti che prestano la loro opera volontariamente. La prima viene svolta soprattutto nel campo della preistoria, protostoria, nello studio delle comunità indigene e nell'indagine topografica del calatino. I risultati scientifici sono stati rappresentati in convegni in Italia ed all'Estero. Vengono anche ospitati studenti italiani e stranieri che compiono una parte del loro addestramento sui materiali, finalizzato alla preparazione della tesi di laurea.
Dott. Enrico Procelli e Dott.ssa Laura Sapuppo
Nuova brochure del museo e del parco archeologico apri